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Supply Chain Network: 3 passi per renderlo digitale e “intelligente”

Raccogliere informazioni complete, garantire una buona comprensione dei dati e una capacità predittiva, definire metriche che siano misurabili. Ecco cosa si dovrebbe fare per dare forma a un Supply Chain Network che assicuri visibilità sui processi in entrata e in uscita, e in cui tempi del ciclo di produzione, puntualità delle consegne ed elaborazione degli ordini sono misurati in modo adeguato, sfruttando le nuove tecnologie.

Per molto tempo il Responsabile Acquisti è rimasto concentrato sul risparmio dei costi e sulla fornitura di prodotti ‘basici’ che potessero rispondere alle esigenze aziendali. L’elemento di partenza è stato spesso legato all’efficienza, con la riduzione dei costi nei servizi di approvvigionamento orientata a massimizzare il valore aziendale. Negli ultimi anni, l’attenzione è andata oltre la contrazione dei prezzi, soffermandosi sull’impatto del TCO e sulla gestione complessiva della domanda. L’interesse oggi è sull’esperienza del valore e viene valutata l’ottimizzazione delle relazioni per l’approvvigionamento, il commitment e la collaborazione tra dipendenti, clienti e fornitori. Per comprendere l’impatto dei nuovi processi, occorre però avere la visibilità dei modelli di approvvigionamento con capacità avanzate di analisi dei dati.

Il modo più efficiente per sfruttare le diverse fonti dei dati oggi disponibili è quello di metterle su una rete digitale in cloud, che incorpori una piattaforma scalabile. Nel dettaglio, ci sono tre modelli per assicurare che la rete digitale della propria catena di distribuzione possa acquisire l’intelligenza richiesta, e precisamente:

  1. Raccogliere informazioni complete in un mondo che cambia di continuo

I dati non sono mai stati così importanti per il successo di un’azienda, oggi ne abbiamo grandi quantità e di vario dettaglio. E’ però indispensabile valutarli con attenzione, condividendoli su una piattaforma unica, confrontandosi con clienti e fornitori per prendere decisioni in modo rapido e preciso. Un’Intelligent Supply Chain Network, digitalizza i processi della catena di distribuzione end-to-end, ottiene una visibilità in tempo reale di tutti gli eventi e sfrutta le intuizioni guidate dai dati, sia nei sistemi interni che in quelli dei partner della rete. Con una variazione dei dati che viaggia alla velocità di 50 aggiornamenti al secondo in una tipica supply chain, l’organizzazione sarà più produttiva e avrà una catena di distribuzione più efficiente grazie all’espansione della rete che riceve prontamente le informazioni.

  1. Garantire una buona comprensione dei dati e una capacità predittiva

La nostra organizzazione sta allineando al meglio i dati e abbiamo tutte le informazioni raccolte in un unico repository, accendendovi da più dispositivi, anche a livello globale. Questo renderà l’impresa più produttiva e in grado di prendere decisioni migliori ma, ancora, non siamo certi di essere allineati alla velocità del business, come fare? Per essere rapidi, serve essere più intelligenti, disponendo di modalità di visualizzazione avanzate e capacità di AI all’interno della rete. Le moderne catene di approvvigionamento hanno bisogno non solo di una visibilità end-to-end, ma anche di un’intelligenza accurata, descrittiva e predittiva. Pensiamo a un mondo dove è possibile ottimizzare i livelli di servizio, i costi e l’inventario in anticipo, ottenendo una migliore comprensione e riducendo al minimo il rischio operativo. Le Digital supply chain che sfruttano le potenzialità di AI elaborano grandi set di dati ottenendoli da tutte le funzioni, fornendo una migliore visibilità e una supply chain completamente autonoma.

  1. Definire metriche che siano misurabili

Il modo più efficace per mostrare il valore in un’organizzazione è quello di prevedere modelli che combinano sia la strategia sia il processo e, nel farlo, creano una velocità accelerata sul ritorno dell’investimento (ROI). Con una Supply Chain Network Digitale e Intelligente che assicura visibilità sui processi in entrata e in uscita, si inizia non solo a raccogliere ma anche a misurare in modo adeguato, come ad esempio, i tempi del ciclo di produzione, la puntualità delle consegne e l’elaborazione degli ordini. Queste metriche orientano la conversazione verso i vantaggi e si allontanano dai risparmi sui costi, mentre il rafforzamento delle relazioni con i fornitori consente di migliorare l’esperienza del cliente lungo l’intera catena di approvvigionamento. Mettere i dati su un’unica piattaforma in cui tutte le parti condividono le stesse informazioni critiche necessarie per l’esecuzione, consente a tutti gli attori coinvolti di sperimentare i benefici orchestrati attraverso l’allineamento dei dati e la collaborazione.

Per esperienza, sempre più ci troviamo a parlare con imprese del comparto manifatturiero che confermano di avere peculiarità di ingegno, inventiva e produttività insite nel proprio DNA ma che possono essere spaventate dai cambiamenti repentini e dalla trasformazione digitale che si sta sviluppando. La mission di una società di consulenza deve essere quelle di aiutare le aziende a dare forma al futuro puntando sostanzialmente sui nuovi strumenti di connettività e di innovazione. Aiutare ad affrontare i cambiamenti affinché tutto possa funzionare ancora meglio e in modo più efficiente.

Quando si parla di innovazione la reazione naturale che oggi si riscontra nelle imprese è la diffidenza, ma si tratta di timore al cambiamento, non tanto di approccio negativo verso la soluzione in sé. In azienda, novità come Artificial Intelligence e Machine Learning vengono concettualmente abbinate alla riduzione dell’organico, una visione assolutamente lontana dalla realtà. Le opportunità si riscontrano nel fatto che molte attività dispendiose in termini di tempo necessario possono essere eseguite da macchine controllate da un software le cui logiche e il controllo stesso, sono dettate dall’essere umano.

Per concludere, prima di spingere le imprese ad adottare nuove tecnologie per migliorare la gestione della propria Supply Chain, occorre guidare le organizzazioni nell’intraprendere un percorso di knowledge transfer. Un’area dove i consulenti sono costantemente impegnati, supportando i team nel valutare attentamente e in anticipo, se le nuove soluzioni sono applicabili al loro interno.

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Paolo Aversa
Managing Director Ally Consulting

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